Ho rimosso quasi tutto ma fa ancora male
Ci sono momenti che è come se mi accovacciassi sulla mia esistenza e improvvisamente scordassi il perché sto vivendo e come lo sto facendo: mi sento inerte metto via le stranezze che mi hanno accompagnato e le delusioni che nel tempo mi hanno dato non solo instabilità, ma anche un senso di rigetto ,sembra come se li avessi bruciati e sparso via le ceneri, ma sono momenti perché poi ti si abbattono e coprono come un telo un po’ malandato da cui spuntano le ferite mai rimarginate e non solo da adulta , ma anche da piccolina.
Ecco..!
Da piccolina quando avevo bisogno di affetto e di sentirmi amata perché esistevo e non ero né un fantasma 👻 né un’ ombra e da lì ripercorro un periodo in cui vorrei non aver vissuto: avrei voluto scordare ; dico scordare che non è dimenticare, si scorda quando lo sradichi dal cuore e lo rimuovi.
Credo di aver rimosso tantissimi ricordi, non ricordo un bacio di madre né le parole che ogni madre dice alla sua piccolina, non ricordo le ginocchia di mamma come se non mi avesse mai presa in braccio, eppure sono stata neonata , allattata e cresciuta.
Sì… cresciuta , ma sempre piccolina allora ero, da quando ho memoria no, non ho ricordi.
Certo ho avuto la sventura di essere rimasta orfana di mia sorella, scrivo orfana perché non c’è una parola adatta per far capire la mancanza di una sorella, passavo tutto il mio tempo con lei e non facevo caso a mia madre, sapevo che c’era, ma se avevo difficoltà era mia sorella che mi accarezzava, mi pettinava e mi viziava anche se anche lei era piccola , ma giocava con me ed era lei che cercavo per ogni cosa e di marachelle ne facevamo, ricordo le sgridate di mamma, ricordo la mattina che mamma aspettava il taxi per portare Isabella al Policlinico di Catania perché doveva fare un check-up non stava bene .
Quella mattina facemmo colazione sul lettone di mamma e io sporcai il lenzuolo col latte e Isabella mise un ditino sul naso per farmi capire di stare zitta e non dire nulla perché mamma ci avrebbe sgridate, ma di quella mattina ricordo solo Isabella, e i capricci che feci perché volevo andare anch’io e non volevo lasciare la manina di Isabella, ma non ho ricordo di mamma e poi due giorni dopo mia madre con Isabella morta in braccio che usciva dal taxi e poi la bara bianca, le lacrime di papà e i gemiti di mamma, ma che era morta non riuscivo a capirlo: ero piccola perché Isabella morì a Settembre e io compivo 4 anni a Gennaio e mia sorella ne avrebbe compiuti 8 a Maggio; eravamo entrambe piccole .
Ricordo che mio padre mi prese sulle ginocchia e io asciugai le sue lacrime con la manica della mia camicina , mi sembrava tanto strano veder piangere papà. Prima di portarla via mio padre mi prese in braccio e me la fece salutare e mi aggrappai forte alla bara perché non volevo lasciarla, era così bella che pareva dormisse .
Sono stati giorni terribili e io stavo sempre sotto il tavolo perché mi sentivo sola e abbandonata ed effettivamente ero sola, le mie sorelle più grandi andavano a scuola e io non volevo andare all’ asilo dalle suore, piangevo tutto il tempo, ma forse mi mancava Isabella.
Tutte le mattine mia madre mi portava al cimitero e poi assistevo a scene strazianti che poi quando diventai mamma riuscii a capire il perché di quello strazio così doloroso e la sofferenza di mamma che pareva malata anche se aveva il pancione perché era gravida.
Mi torna in mente quella mattina che pioveva e mia madre mi prese per mano e fecimo la via crucis come tutte le mattine : passava dalla Chiesa del Rosario poi comprava i fiori e poi al cimitero sotto la pioggia ,si inginocchiava a terra e proprio quella mattina si mise a scavare perché dal dolore non riusciva a rinsavire , la sua follia era riprendersi Isabella e portarsela a casa ; piangevo con lei , poi le urla e il pianto richiamarono l’attenzione dei custodi che arrivarono , mi presero per mano e sollevarono da terra mia madre gravida che s’ era sporcata di terra l’accompagnarono fuori .
Ricordo ancora quelle urla strazianti , non riesco a scordarle .
Quella volta i custodi riportarono l’ accaduto a mio padre che non volle più che andasse da sola, ma l’ accompagnava lui .
Mio padre aveva comprato un pezzetto di terra per costruire la cappella per quasi un anno mia sorella rimase tumulata a terra, solo dopo le sue spoglie furono deposte nella cappella di famiglia dove adesso riposano gran parte della mia famiglia…Piano piano si sta riempiendo di tanti affetti di cui sento una mancanza spasmodica e dolorosa.
Ripenso spesso a quello a cui assistetti quel giorno e scrissi anche una poesia nel 2015 proprio per quel ricordo che mi lasciò il segno e ancora lo porto dentro come un macigno che non può scivolare.
Credo che quel ricordo me lo poterò alla morte perchè non ci sarà nulla capace di sradicarlo dal cuore.
Ripropongo la poesia che ho scritto qui sotto .©
Desirè Kariny 14 Marzo 2024
COME CERA
Come cera mi sciolgo al calore di parole d’Amore
di tenerezza e di sana passione.
Mi scalda il cuore anche da lontano
se la dolcezza m’arriva a parole .
Se fosse vicina io brucerei.
Un fuoco che arde incendia e consuma .
Un tarlo che rode e picchia la mente .
Quest’aria ribelle mi porta lontano
indietro negli anni ero ancora bambina .
Di tenerezza non c’era ombra .
Solo il mio gatto mi faceva le fusa.
La mano di mamma era straniera .
Non conosceva più la sua carne.
Strideva una voce era sempre la sua .
Gemiti pianti e grida strazianti .
Mi prendeva per mano e manco stringeva .
Chissà dove mi porta la lasciva mano.
Al cimitero ogni mattina .
La via crucis del quotidiano.
Ricordo pioveva sentivo freddo.
Sotto la pioggia lei che scavava.
A mani nudi piangendo e gemendo.
Aveva il pancione la gravida mamma .
Continuava a scavare e io guardavo .
Piangevo senza sapere il perchè.
Poi due anime buone accorsi per caso…
Alzano mamma di fango lordata .
Una ruvida mano stringe la mia
mi porta fuori dal camposanto.
Anche colei che ancora gridava…
Lasciate che prenda la mia creatura.
Tanti anni sono passati.
Quelle grida mi straziano ancora.
Povera mamma come soffriva.
Solo da mamma riuscii a capire
quale era la sua malattia.
Era il dolore quel morbo cattivo
la rendeva apatica la sofferenza.
Soffro per lei ancora al ricordo
ma anche gran pena ho per la bimba .
Come cera mi sciolgo alla scena straziante.
Quante volte presente subire inerme
ad insanie pazzie di estremo dolore.
Quella bimba ero io … Adesso son grande
non posso scordare… Mi tortura il ricordo.©
Desirè Kariny 10 Gennaio 2015